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La violenza sul luogo di lavoro
Corso FAD ECM
La violenza sul luogo di lavoro rappresenta una criticità con un impatto notevole in vari comparti, in quanto è in grado di compromettere la salute (fisica e psicologica), la sicurezza o il benessere di un individuo.
Secondo l'European Working Conditions Survey, il 6% dei lavoratori europei afferma di essere stato vittima di violenza da parte di colleghi (4%) o di terzi (2%) sul posto di lavoro. Per quanto riguarda il settore lavorativo, il rischio di subire minacce o violenza è massimo (12-14%) per i lavoratori della sanità e dell’istruzione, seguiti da quelli della pubblica amministrazione e della difesa, da quelli dei trasporti e delle comunicazioni e ancora dai lavoratori delle settore alberghiero e della ristorazione.
Aperto a tutti gli operatori sanitari, il corso attraverso tre casi esamina e commenta il tema della violenza sul luogo di lavoro in diverse situazioni.
Cimentati con un caso del corso
“Professor Muttari? Prego, è il suo turno...”.
Francesco Muttari, insegnante trentacinquenne di una scuola media, si avvia con passo incerto nell’ufficio del medico competente della scuola: “Buongiorno, dottoressa, scusi il disturbo” dice Francesco al medico appena varca la soglia dell’ambulatorio.
“Entri, non disturba affatto. È un po’ che non ci vediamo. Qui risulta” dice il medico consultando i dati del paziente “che è stato in un reparto di emergenza due mesi fa per un attacco di ansia, giusto? Mi dica, come sta ora?”
“Sto abbastanza bene, eccetto per questa sensazione soffocante che non vuole lasciarmi, mi stringe il petto e non mi fa respirare”.
“Ma le medicine che le hanno prescritto sono servite?”
“Sì certo, ed è per questo che sono qui, vorrei avere la nuova ricetta per comprarle in farmacia”.
“Ora vediamo se sono ancora necessarie. Innanzitutto mi spieghi a cosa è dovuta questa sensazione. Problemi in famiglia? Come sta sua moglie?”
“Mia moglie sta bene, grazie. E anche mia figlia Sonia sta bene, è... dispettosa e vivace come al solito!”
“E i suoi genitori?”
“A parte le solite questioni legate al diabete di mio padre, e che lei conosce meglio di me, stanno benone! Stanno godendosi la pensione e sono sempre via. Quando non sono via si prendono meravigliosamente cura di Sonia”.
“Mi dica, cosa la tormenta allora? I suoi alunni non le danno pace?”
“In un certo senso” fa lui sistemandosi sulla sedia e incrociando le braccia “gli alunni sono sempre peggio, ma forse ancor di più lo sono i genitori”.
“Non è il primo a dirmelo. Ma è successo qualcosa di particolare?”
Il silenzio si protrae per diversi secondi, un tempo inaspettato, fino a quando Francesco si apre al medico, confidandole: “In verità sì... qualche giorno prima del mio crollo nervoso c’è stato un episodio...”
“Continui, la prego”.
“Vede, una decina di giorni prima di finire al Pronto soccorso avevo sgridato Nicola, uno degli alunni, mettendogli una nota e chiedendo un incontro coi genitori. Il giorno del colloquio si è presentata solo la madre ed... è stato terribile”.
“Cosa è successo?”
“All’inizio sembrava tranquilla, abbiamo parlato dei risultati scolastici del figlio e del suo comportamento in generale. Ma poi... poi siamo arrivati a ciò che era successo: il figlio si era adirato per un voto basso, tra l’altro il primo dall’inizio dell’anno, e mi ha urlato contro, minacciandomi!”