Le statine: efficacia e sicurezza

Fare il mestiere del cuoco in un bel ristorante del centro di una grande città ha certamente i suoi lati positivi: le vetrine dei negozi di moda intorno, tanta gente che va e viene, qualche tipo strano, le voci dalle molte lingue e accenti degli stranieri alla ricerca dei tesori segnati sui depliant, in fila dietro il vessillo di instancabili ciceroni.

Ma, se è vero che ci sono dei pro, ci sono anche dei contro e Antonio, un pezzo d’uomo di 23 anni, li conosce fin troppo bene, perché in quel posto lui, che viene dal Sud, dalla Calabria, ci lavora ormai da più di cinque anni. Il proprietario gli è ormai affezionato, i colleghi sono simpatici e sempre pronti a dargli una mano, quella che lui, del resto, dà volentieri agli altri. Certo, l’impegno è forte, di mattina e di sera, con orari “folli” e solo un giorno di riposo la settimana e il sabato e la domenica una volta sì e una no. Ma la paga è buona e il conto in banca lievita piano piano: “Se va avanti così, altri 4 o 5 anni e poi me ne torno a casa, metto su famiglia e, magari, apro un ristorante dalle mie parti…” è il suo pensiero. 

Insieme con i risparmi, è andata però lievitando anche la sua mole, la pancia soprattutto e i pantaloni si sono allargati di due taglie almeno: adesso il suo indice di massa corporea, diligentemente calcolato dal suo medico curante, è salito a 31,74 (peso 95 chili per un metro e 73 di altezza), entrando... ufficialmente nella categoria degli obesi. In verità lui non ha molti “vizi”: non fuma e non beve (tranne molti caffè, di quelli “forti”); non prende medicine di sorta (è giovane ed è sempre stato bene; la pressione, quelle poche volte in cui l’ha provata, era del tutto normale). A parte il lavoro però fa una vita sedentaria. Mangiare gli piace (gli è sempre piaciuto): tanta pasta, molto pane, condimento generoso di olio, la frittura di pesce, i formaggi stagionati o cremosi, le carni saporite di maiale o manzo, i salumi piccanti della sua terra, insomma una dieta a dir poco “pesante” e, il più delle volte, mandata giù di corsa, con un occhio magari rivolto ai rumori delle pentole e padelle in cucina dove già qualcosa si sta preparando sul fuoco per i clienti in arrivo per essere, poi, pronti a rispondere con sollecitudine alle comande del menù.

Per questo il medico di famiglia non s’è molto meravigliato quando, più o meno 2 mesi fa, Antonio è tornato nel suo studio con l’esito degli esami del sangue che gli aveva consigliato di fare e che erano i primi dopo anni: emocromo normale, funzionalità renale nella norma, uno screzio epatico (AST 54 U/l con v.n. ≤45, ALT 36 U/l con v.n. ≤40, gammaGT 68 U/l con v.n. 6-40), come da steatosi (in effetti il curante ha rilevato una lieve epatomegalia all’esame obiettivo), glicemia a digiuno 128 mg/dl (v.n. 60-110), colesterolo totale 268 mg/dl, HDL 50,5 mg/dl, LDL 162,5 mg/dl, non-HDL 175, trigliceridi 202 mg/dl (v.n. ≤150).