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La violenza: genesi, prevenzione e gestione del conflitto in ambito sanitario

Corso FAD ECM per odontoiatri

Descrizione

Perché seguire questo corso sulla violenza in ambito sanitario?
Il fenomeno della violenza in ambito sanitario è in aumento già da decenni e dopo la pandemia di COVID-19 il problema sta assumendo dimensioni allarmanti. L'errata comunicazione è spesso l'elemento che innesca il conflitto sia tra paziente e operatore sanitario sia all'interno del gruppo di lavoro; è importante conoscere le strategie di comunicazione efficaci per stabilire un clima di lavoro sereno e prevenire il conflitto.

Che cosa imparerai seguendo questo corso FAD?
Nel corso vengono presentati i fattori di rischio e le dinamiche psicologiche e relazionali alla base del conflitto, le strategie di comunicazione efficace e di gestione del conflitto. Inoltre una parte del corso è dedicata alle dinamiche del conflitto tra pari e infine viene fornito una sintesi del quadro normativo attuale.

A chi è dedicato questo corso FAD ECM
Questo corso FAD ECM è dedicato ai dipendenti dell'Azienda Ospedaliera di rilievo nazionale e di alta specialità San Giuseppe Moscati di Avellino.

Che cosa comprende il corso FAD ECM
Il corso FAD ECM comprende un dossier, due brevi videoclip, due casi pratici e un questionario ECM randomizzato (con soglia di superamento al 75% delle risposte corrette). Al termine del corso occorre compilare un questionario di gradimento con possibilità anche di lasciare commenti in aperto sul corso ECM.

Aperto a
Crediti ECM
5.00
Scadenza
31-12-2025
Obiettivo nazionale
Area obiettivi: Area degli obiettivi formativi di processo
Obiettivo formativo: La comunicazione efficace interna, esterna, con paziente. La privacy ed il consenso informato
Responsabile scientifico
Eva Benelli
Alessandra Malanga
programma
La violenza: genesi, prevenzione e gestione del conflitto in ambito sanitario
Corso FAD La violenza: genesi, prevenzione e gestione del conflitto in ambito sanitario
Crediti ECM: 5.00
Solo su convenzione
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Ancora un giorno e poi iniziano le vacanze tanto sognate. Questo è il pensiero fisso con cui Marco si è alzato questa mattina, l’ultima prima delle meritate ferie arretrate. Ormai i giorni persi, che molto probabilmente non recupererà mai, non li conta più.
Gli ultimi mesi al Pronto soccorso dell’Ospedale dove lavora come medico da cinque anni sono stati ancora più intensi del solito: alcuni colleghi si sono dimessi e reperirne di nuovi in poco tempo non è stato facile. Doppi turni, alcune notti insonni. Sono stati mesi infernali, senza contare i pazienti, alcuni intrattabili, che entrano già “con la bava alla bocca” ed esplodono appena ricevono il codice bianco, come se sia un’offesa, come se non valutare almeno un codice verde sia una vergogna da lavare via con qualche insulto, quando va bene, e con qualche spintone o peggio, negli altri casi.
Lavorare al Pronto soccorso non è più quel sogno che si era immaginato negli ultimi anni della specializzazione. Quel senso di vocazione e di missione sta svanendo sotto le ore di sonno perse, gli insulti ricevuti e lo stipendio fermo al palo. “Dovrei andare a lavorare a Dubai come ha fatto Alessandro” pensa Marco mentre si infila il camice e cerca i suoi zoccoli bianchi. “Stipendio stellare, turni decenti, case da sogno…”
Marco esce dallo spogliatoio e, visto che ha qualche minuto di anticipo sull’inizio del turno, si concede l’idea di bere un caffè alla macchinetta prima di iniziare. Attraversa l’atrio del Pronto soccorso perché il distributore sta esattamente dall’altro lato. Mentre cammina nota un uomo visibilmente agitato che si alza in piedi. Sui quarant’anni, alto e prestante, accompagna una signora anziana, sua madre. Marco abbandona l’idea del caffè e si ferma a guardare che cosa sta succedendo.
L’uomo si dirige in direzione di Laura, un’infermiera che in quel momento sta parlando con un’altra persona in attesa, a pochi metri da lui. Laura è quasi alla fine del turno, stravolta, ma sempre sorridente. Mentre l’uomo si avvicina in modo nervoso, trascinando quasi la madre anziana al suo fianco, Laura lo intercetta con lo sguardo, e il sorriso svanisce. L’uomo si avvicina a pochi centimetri e urla in faccia a Laura: “Sono tre ore che aspettiamo! Mia madre sta male e voi ve ne state qui a non fare niente!”, il tutto gesticolando animatamente. Laura mantiene la calma ma si sente in difficoltà, mentre l’uomo continua ad avvicinarsi sempre più, invadendo il suo spazio personale. Marco si avvicina all’uomo, frapponendosi fra questi e la collega: “Buongiorno, la prego di seguirmi nella sala visite, così capiamo cosa sta succedendo”. Si fa strada tra i colleghi in corsia, seguito dall’uomo e dalla madre, sempre appesa al braccio del figlio. Entrano tutti e tre nella sala visite. Marco chiede alla donna di sdraiarsi sul lettino.
“Che cosa si sente, signora?”, domanda Marco alla donna, che prima di poter aprire bocca viene interrotta dal figlio: “Ha dolori alla pancia molto forti da stamattina, non riesce a stare in piedi! Non vede che sta male?”
“L’ho chiesto alla signora, ho bisogno che sia lei a rispondere. Signora, mi dica bene che cosa sente”. La donna spiega di essersi alzata presto la mattina con delle fitte addominali.
Marco effettua l’esame obiettivo e rileva una dolorabilità addominale diffusa e più marcata nei quadranti inferiori, con un marcato meteorismo. “Di corpo va regolarmente?”
“Oggi non sono andata e dir la verità faccio sempre un po’ fatica”
“Che cosa ha mangiato in questi giorni signora?”
“Eh dottore, giorni di festa, i nipotini sono venuti dalla città per festeggiare i miei 80 anni. Dolci e fritti…”
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