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La salute sul lavoro delle persone LGBTQ+

Corso FAD ECM

97 voti
Descrizione

Perché seguire questo corso FAD ECM sulle persone LGBTIQ+
Il tema LGBTIQ+ sta diventando sempre più presente nella nostra società. In letteratura scientifica è in costante aumento il numero degli studi dedicati alla salute a 360 gradi di queste persone. Seguendo questo corso si possono acquisire le conoscenze di base per conoscere le diverse definizioni e per affrontare i problemi delle persone LGBTIQ+ nel mondo del lavoro.

Che cosa imparerai seguendo questo corso FAD ECM
Il corso mira a fare piazza pulita dei pregiudizi verso le persone LGBTIQ+ e a far conoscere quali sono i loro problemi di salute specifici, offrendo uno sguardo oggettivo e basato sulle prove che vengono dalla letteratura scientifica.

A chi è dedicato questo corso FAD ECM
Questo corso FAD ECM è dedicato a tutti gli operatori sanitari, sensibili e non a questo tema, perché possano avere comportamenti corretti nella loro pratica quotidiana.

Che cosa comprende il corso FAD ECM
Il corso FAD ECM comprende un agile dossier composto da tre casi su persone LGBTIQ+ nel mondo del lavoro, e in particolare un infermiere, una responsabile del personale e un addetto alle vendite.
All'interno di ogni caso vengono offerti approfondimenti che sintetizzano quanto noto in letteratura scientifica sull'argomento.
Ogni affermazione è sostenuta da un riferimento bibliografico, riportato al piede, per ampliare le proprie conoscenze.
Oltre al dossier è presente un questionario ECM randomizzato (con soglia di superamento al 75% delle risposte corrette) e un questionario di gradimento con possibilità anche di lasciare commenti in aperto sul corso FAD ECM.

Aperto a
Crediti ECM
2.00
Scadenza
31-12-2022
Prezzo
20.00 €
Obiettivo nazionale
Area obiettivi: Area degli obiettivi formativi tecnico-professionali
Obiettivo formativo: Sicurezza e igiene negli ambienti e nei luoghi di lavoro e patologie correlate. Radioprotezione.
programma
La salute sul lavoro delle persone LGBTQ+
Corso FAD La salute sul lavoro delle persone LGBTQ+
Questo corso non è più disponibile

Cimentati con un caso del corso

Marco Rossi è un infermiere trentenne che lavora nel Reparto di malattie infettive di un ospedale di una grande città. È molto apprezzato dai colleghi e dai medici con cui lavora per la sua competenza e la sua capacità di rapporto anche con i pazienti difficili. È dichiaratamente gay, ha una relazione stabile con un chirurgo (che lavora in un altro ospedale) e cerca di difendere i diritti delle persone LGBTQ+ e in generale degli appartenenti a minoranze che, anche in ospedale, sono talvolta discriminati: persone senza fissa dimora, tossicodipendenti, anziani soli, pazienti psichiatrici, immigrati. Recentemente Marco si è anche rivolto alla Direzione per segnalare che alcuni medici di altri reparti, chiamati per consulenze, si erano espressi in maniera offensiva nel rivolgersi ad alcuni pazienti. 
Oggi Marco ha appuntamento per la visita medica periodica con il medico competente, uno specialista in medicina del lavoro sessantenne, con il quale si è stabilito un rapporto di stima reciproca in occasione dei sopralluoghi in reparto per verificare l’applicazione delle misure anti COVID per ridurre il rischio di contagio.  “Buon giorno Rossi! Prima di iniziare la visita vera e propria volevo dirle che ha fatto bene a lamentarsi per il comportamento di quel medico: il fatto di essere tecnicamente un buon ortopedico, non gli dà il diritto di trattare alcuni pazienti non solo con supponenza e maleducazione, ma addirittura con disprezzo! E guarda caso sono sempre i più deboli! Stavolta cosa gli ha detto esattamente?” chiede curioso il medico. 
“Vedo che in questo ospedale le notizie volano! Facendo una visita parere a un ragazzo gay di colore, ricoverato per epatite e che aveva anche una sciatalgia, a un certo punto, gli ha detto: ‘probabilmente è colpa delle scarpe coi tacchi alti che ti metti la sera quando esci! Di gente come te ne abbiamo già abbastanza in Italia, e anche qui in ospedale, senza che veniate anche voi dall’Africa!’ e per di più mentre gli diceva queste parole ha guardato con intenzione dalla mia parte!” racconta Marco, che prosegue: “Era un ragazzo di 18 anni, adottato da piccolissimo e che in Africa non c’è mai stato. Quando l’ortopedico è uscito dalla stanza si è messo a piangere, dicendomi che lui non si è mai sognato di vestirsi da donna perché non gli piace. E quand’anche lo facesse non ci sarebbe niente di male. Oltre a essere razzista e maleducato, questo ortopedico, che non ha neanche l’attenuante della vecchiaia, è così ignorante da confondere l’orientamento sessuale con l’identità o l’espressione di genere!”
“Ha ragione: si è comportato in maniera davvero inaccettabile e lei ha fatto bene a segnalarlo alla Direzione. Però le confesso che qualche volta anche io, che invece vecchio lo sono, ho un po’ di difficoltà a orientarmi con tutti questi acronimi! Prendiamo LGBTQ: fino a lesbica, gay, bisessuale ci arrivo, ma già su transgender e queer non ho proprio le idee chiarissime. E poi ho visto che ora ci aggiungono anche alla fine un + che non so assolutamente cosa significhi. Non vorrei fare gaffe involontarie con il personale e, se possibile, vorrei aiutare a creare un ambiente di lavoro sereno, dove i comportamenti come quelli di Salvi siano evitati il più possibile!” spiega il medico competente.
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