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La gestione del paziente con insufficienza renale cronica
Corso FAD ECM per terapisti della neuro e psicomotricità dell'età evolutiva
Descrizione
Perché seguire questo corso FAD ECM sull'insufficienza renale cronica?
L'insufficienza renale cronica è una condizione che interessa fino al 7% della popolazione italiana e circa il 10% della popolazione mondiale. La patologia viene spesso diagnosticata in fase avanzata, mentre è importante che gli operatori sanitari siano in grado di individuarne le manifestazioni cliniche fin dall'esordio.
Che cosa imparerai seguendo questo corso?
Con questo corso FAD imparerai a riconoscere e diagnosticare precocemente la patologia, comprendendo i fattori di rischio e la stadiazione. Inoltre acquisirai informazioni aggiornate sulle strategie terapeutiche, non solo farmacologiche, per gestire la malattia.
A chi è dedicato questo corso FAD ECM
Questo corso FAD ECM si rivolge a tutti gli operatori sanitari vista la rilevanza della condizione.
Che cosa comprende il corso
Il corso FAD ECM comprende un dossier ricco di riferimenti bibliografici per chi volesse approfondire l'argomento, due casi di pratica con cui cimentarsi, tre mappe concettuali per ritenere più facilmente le nozioni acquisite e un questionario ECM randomizzato con soglia di superamento al 75% delle risposte corrette, oltre al questionario di gradimento con possibilità di lasciare commenti in aperto sul corso svolto.
L'insufficienza renale cronica è una condizione che interessa fino al 7% della popolazione italiana e circa il 10% della popolazione mondiale. La patologia viene spesso diagnosticata in fase avanzata, mentre è importante che gli operatori sanitari siano in grado di individuarne le manifestazioni cliniche fin dall'esordio.
Che cosa imparerai seguendo questo corso?
Con questo corso FAD imparerai a riconoscere e diagnosticare precocemente la patologia, comprendendo i fattori di rischio e la stadiazione. Inoltre acquisirai informazioni aggiornate sulle strategie terapeutiche, non solo farmacologiche, per gestire la malattia.
A chi è dedicato questo corso FAD ECM
Questo corso FAD ECM si rivolge a tutti gli operatori sanitari vista la rilevanza della condizione.
Che cosa comprende il corso
Il corso FAD ECM comprende un dossier ricco di riferimenti bibliografici per chi volesse approfondire l'argomento, due casi di pratica con cui cimentarsi, tre mappe concettuali per ritenere più facilmente le nozioni acquisite e un questionario ECM randomizzato con soglia di superamento al 75% delle risposte corrette, oltre al questionario di gradimento con possibilità di lasciare commenti in aperto sul corso svolto.
Aperto a
medici chirurghi, infermieri, ostetriche/i, farmacisti, assistenti sanitari, biologi, chimici, dietisti, educatori professionali, fisici, fisioterapisti, igienisti dentali, infermieri pediatrici, logopedisti, massofisioterapisti, odontoiatri, ortottisti/assistenti di oftalmologia, podologi, psicologi, tecnici audiometristi, tecnici audioprotesisti, tecnici della prevenzione nell'ambiente e nei luoghi di lavoro, tecnici della riabilitazione psichiatrica, tecnici di fisiopatologia cardiocircolatoria e perfusione cardiovascolare, tecnici di neurofisiopatologia, tecnici ortopedici, tecnici sanitari di radiologia medica, tecnici sanitari laboratorio biomedico, terapisti della neuro e psicomotricità dell'età evolutiva, terapisti occupazionali, veterinari
Crediti ECM
5.00
Scadenza
19-11-2025
Prezzo
30.01 €
Obiettivo nazionale
Area obiettivi: Area degli obiettivi formativi di sistema
Obiettivo formativo: Applicazione nella pratica quotidiana dei principi e delle procedure dell'evidence based practice (EBM - EBN - EBP)
Responsabile scientifico
Vittorio Baldini
programma
Insufficienza renale cronica
Cimentati con un caso del corso
Federica ha 68 anni, è sposata senza figli e vive a Bologna, dov’è nata e dove si è laureata in Economia e commercio in quella che è stata la prima Università al mondo (correva l’anno 1088), non a caso la città del celebre dottor Balanzone è chiamata “la dotta”. Ma di quella laurea non ha fatto gran uso, essendo andate deluse le sue aspettative di entrare nel mondo della finanza che, per una ragione o per l’altra, le ha sempre chiuso le porte in faccia, spegnendo via via i suoi sogni di carriera professionale.
Nella sua famiglia il padre è deceduto all’età di 75 anni per un tumore del colon-retto e la madre, diabetica, a 73 anni per un infarto. Ha un unico fratello, più giovane (60 anni), iperteso.
Federica ha sempre lavorato come impiegata in diverse aziende del ramo alimentare, molto fiorente in tutta la regione, con ritmi di lavoro piuttosto stressanti, di quelli in cui non c’è orario e, magari, si salta anche qualche riposo, che le hanno sempre impedito di svolgere una regolare attività fisica o, almeno così dice, forse a pretesto per non aver mai avuto voglia, oltre che tempo, di farla sul serio.
E così piano piano le sue misure “si sono un po’ allargate” spiega lei. “D’altra parte mi piace mangiar bene e roba sostanziosa e saporita”. Insomma è una buona forchetta, senza andar matta per il vino, che assaggia soltanto nelle grandi occasioni. Ora pesa 68,2 chili per una altezza di 1,57 m, con BMI 27,67, quindi in sovrappeso.
Da cinque anni è in pensione, ma ciò non ha cambiato il suo stile di vita sedentario.
Ha comunque sempre goduto di buona salute, dovendo di rado far ricorso al medico curante, per le solite “influenze” e per qualche “colpo della strega”. A 60 anni, però, le è stata rilevata una certa tendenza all’ipertensione (165/85 mmHg), peraltro di famiglia, e qualche mese più tardi uno stato di iperglicemia (135-145 mg/dl a digiuno con HbA1c 6,2%). A seguito di questi controlli Federica si è convinta a smettere di fumare (fino ad allora, e dall’età di 25 anni, ha fumato 15-20 sigarette al giorno) e ha assunto, ma in maniera molto sporadica e irregolare, la terapia antipertensiva con ACE inibitore (enalapril) + diuretico (idroclorotiazide), suggerita dal suo medico di famiglia.
Raramente negli anni successivi si è sottoposta ai controlli periodici che il medico le ha prescritto per valutare l’andamento del rischio cardiovascolare e il quadro glicemico. “Sto bene, sto bene, è inutile fare esami, poi... si diventa malati!” dice sempre al proprio curante.
Ora, però, Federica sente che qualcosa non va: si sente appesantita, le gambe le fanno male, le caviglie sono gonfie e la diuresi le sembra scarsa, comunque ridotta in rapporto ai liquidi assunti: “Berrò un litro e mezzo di acqua al giorno” dice al medico da cui si è recata. “E poi devo alzarmi anche durante la notte per andare in bagno”.
Nella sua famiglia il padre è deceduto all’età di 75 anni per un tumore del colon-retto e la madre, diabetica, a 73 anni per un infarto. Ha un unico fratello, più giovane (60 anni), iperteso.
Federica ha sempre lavorato come impiegata in diverse aziende del ramo alimentare, molto fiorente in tutta la regione, con ritmi di lavoro piuttosto stressanti, di quelli in cui non c’è orario e, magari, si salta anche qualche riposo, che le hanno sempre impedito di svolgere una regolare attività fisica o, almeno così dice, forse a pretesto per non aver mai avuto voglia, oltre che tempo, di farla sul serio.
E così piano piano le sue misure “si sono un po’ allargate” spiega lei. “D’altra parte mi piace mangiar bene e roba sostanziosa e saporita”. Insomma è una buona forchetta, senza andar matta per il vino, che assaggia soltanto nelle grandi occasioni. Ora pesa 68,2 chili per una altezza di 1,57 m, con BMI 27,67, quindi in sovrappeso.
Da cinque anni è in pensione, ma ciò non ha cambiato il suo stile di vita sedentario.
Ha comunque sempre goduto di buona salute, dovendo di rado far ricorso al medico curante, per le solite “influenze” e per qualche “colpo della strega”. A 60 anni, però, le è stata rilevata una certa tendenza all’ipertensione (165/85 mmHg), peraltro di famiglia, e qualche mese più tardi uno stato di iperglicemia (135-145 mg/dl a digiuno con HbA1c 6,2%). A seguito di questi controlli Federica si è convinta a smettere di fumare (fino ad allora, e dall’età di 25 anni, ha fumato 15-20 sigarette al giorno) e ha assunto, ma in maniera molto sporadica e irregolare, la terapia antipertensiva con ACE inibitore (enalapril) + diuretico (idroclorotiazide), suggerita dal suo medico di famiglia.
Raramente negli anni successivi si è sottoposta ai controlli periodici che il medico le ha prescritto per valutare l’andamento del rischio cardiovascolare e il quadro glicemico. “Sto bene, sto bene, è inutile fare esami, poi... si diventa malati!” dice sempre al proprio curante.
Ora, però, Federica sente che qualcosa non va: si sente appesantita, le gambe le fanno male, le caviglie sono gonfie e la diuresi le sembra scarsa, comunque ridotta in rapporto ai liquidi assunti: “Berrò un litro e mezzo di acqua al giorno” dice al medico da cui si è recata. “E poi devo alzarmi anche durante la notte per andare in bagno”.
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